L'IMPERO DELLA NEOMEMORIA
Heriberto Yèpez
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La premessa dell’Impero della neomemoria sembra lo sconcertante trucco di un prestigiatore: la biografia di un poeta si trasforma nell’autopsia di un impero. Ma la verità è che non c’è nessun trucco. L’ammaliante illusionismo di una prosa ipnotica non nasconde niente se non un raro rigore analitico, capace di rinvenire nei casi di una vita umana i segni profondi dello psico-imperialismo occidentale. Di una civiltà che ossida tutto ciò che tocca e ne incorpora i frammenti in un sistema di controllo della memoria. Heriberto Yépez, saggista e poeta messicano, conduce una spietata vivisezione della vita e l’opera di Charles Olson, «pioniere del postmoderno», per diagnosticare le ossessioni di una civiltà in declino: la ri-mitizzazione orientalista delle culture indigene; l’oppressione psico-sociale del patriarcato; la vacuità terminale di una neomemoria che degrada la profondità del simbolo alla vendibilità del kitsch.
Decretando «la fine della teoria critica», a causa della «sua nord-americanite», Yépez inaugura una nuova forma di ricerca, con cui, fra inventiva surrealista, vivacità lirica e chirurgiche stoccate antioccidentali, riesce a disegnare una vivida psico-cartografia dell’impero. In queste pagine, una brillante rilettura del mito/complesso di Edipo porta alla teoria maya dello spazio-tempo; Philip Dick ed Ezra Pound incontrano il serpente piumato Quetzalcoatl e la mitologia mesoamericana segna la crisi dell’idea stessa di «terzo mondo». Così Yépez riesce in un’impresa titanica: denunciare la «volontà di coerenza» di un imperialismo morente da una prospettiva subalterna e marginalizzata, per rompere l’incantesimo colonialista e farci intravvedere, anche solo per un istante, la potenza immaginifica di un cosmo multiforme in cui «il caos è la prova ultima dell’esistenza della libertà».
Heriberto Yépez (Tijuana, 1974) è scrittore, saggista, poeta e traduttore, punto di riferimento del movimento anticolonialista. Nel corso della sua carriera si è concentrato sullo studio delle culture mesoamericane e dei rapporti tra gli Stati Uniti e il Messico, in particolare nelle zone di frontiera. Ha tenuto corsi e conferenze nelle più prestigiose università messicane e statunitensi, ed è stato visiting professor alla University of California di San Diego. Insignito del Premio Nacional de Ensayo, tra le sue opere ricordiamo La colonización de la voz. La literatura moderna, Nueva España, el náhuatl (Axolotl Ediciones 2018) ed Exofilosofia, entrambi di prossima pubblicazione per Timeo.
Daniel Di Schüler, scrittore e traduttore. Nato a Como nel 1964, vive in Spagna da un ventennio. Tra i suoi romanzi, Un’Odissea minuta, edito da Baldini & Castoldi, e il recente Johnny non muore, pubblicato da Edizioni Low. Tra le sue traduzioni, Bianchi di Otegha Uwagba, pubblicato da Solferino.
